mercoledì 27 giugno 2012

1 (correre/scappare)

C'è differenza tra correre e scappare.
Corro, io corro e cronometro il tempo. 
I secondi scorrono lenti sull'orologio. 
Sembrano infiniti. Infiniti minuti, ore infinite.
Il tempo non passa come scandito da un orologio rotto.
Le due lancette non si muovono quasi più.
E' tempo della vita, della mia non-vita.
Corro, corro da tempo. Non ricordo più nemmeno da quanto.
Corro da sempre per il bisogno di andar via.
Per la convinzione che un posto migliore c'è, per me.
Per un'illusione.
Sono ormai senza fiato. Senza speranza.
L'orologio è rotto, le lancette immobili.
Il tempo è fermo, finito.
Il mio cuore non batte, la mia testa è in panne.
L'ombra che mi segue è vicina, copre il sole che tanto adoro.
Il buio ha vinto, l'oscurità è vincitrice. 
Non c'è via d'uscita. Non c'è via di scampo.
Non ci sono sono illusioni, non ci sono speranze, non c'è tempo.
Chi mi seguiva?
Il mio riflesso. La mia immagine.
Mi vedo riflessa nel vuoto.
Sono io. Chi mi inseguiva ero io.
E c'è differenza tra correre e scappare.
E io non correvo.
E io scappavo.
Dove si può correre per fuggire da se stessi?
Da me non posso scappare, da me non mi posso salvare.
E il ticchettio dell'orologio riparte. Le lancette si muovono.
Le mie gambe non più. Sono ferme. 
Immobilizzate dal pensiero che sono in trappola,
nella gabbia della mia testa.



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