martedì 11 settembre 2012

da Elianto (S. Benni)

"Strano ragazzo, sembra che la luce della luna ti dia un po' di forze, che la luce del sole sia troppo forte per te, che tu abbia bisogno di riceverla filtrata, depurata, pacata. La luna, amica dei solitari. Io la conosco bene: anch'io ero come te, stregato dai copioni deliranti dell'instancabile drammaturgo nascosto nel mio ipotalamo. Anch'io ero preda di quelle strane reazioni chimico-neuronali, di quelle dissipazioni di potenziale elettrico che vengono chiamate sogni"

Anch'io, anch'io...

mercoledì 5 settembre 2012

ritornerò... per quelli a cui interessa.

Continua a camminare per la sua strada in retromarcia.
Non vive,
ricorda.

ecco il breve riassunto della mia vita,
di queste settimane di assenza.
mi dispiace non essere molto presente ma non passo troppo tempo al pc,
infatti sto aggiornando dal cellulare.

un saluto a tutti,
non vedo l'ora di poter leggere i vostri post che mi son perso.
(un abbraccio speciale a Snotra,
non mi sono dimenticata di te.)


giovedì 12 luglio 2012

19 (viaggiare)


Le mia pesanti valigie
cariche di malinconia e amarezza
le voglio abbandonare.
Svuotarle 
dai tormenti
e altri strazi
nell'albergo del passato.
E' già il momento di partire
tremante di infelicità,
aspettando il momento di tornare 
grondante di serenità.
Con i miei borsoni leggeri
pieni di allegria,
nelle mie nuove scarpe comode
e andare avanti per la mia via.

Vado in Irlanda per due settimane, mi auguro che ciò che ho scritto si avveri. Un abbraccio ai pochi che mi seguono!


mercoledì 11 luglio 2012

18 (tear down the wall)


Finestre murate
occultano il cielo
e un pavimento di sabbie mobili
mi trascina nel terreno.
E mattoni 
su mattoni
su mattoni
mi circondano
e abbattono le porte,
le uscite,
le entrate.
E voi restate fuori
e non vi interessate
e non demolite il mio scudo mentale.
Non vedete dall'esterno
la mia paura trasformata in cemento.
Per non sprofondare
posso solo aggrapparmi a me stessa
e aspettare 
di guardare questi immaginari muri 
precipitare,
di guardare queste mura difensive
finalmente frantumate.



"Ma era solo fantasia. Il muro era troppo altro, come puoi vedere. Non ha importanza quanto avesse tentato, non ha potuto liberarsi e i vermi rodevano la sua mente."
Pink Floyd



17 (il mio Tanabata)

Non so chi di voi abbia letto il mio vecchio post 
però, beh, questo è stato il mio Tanabata!






   
(le foto sono mie e di una mia amica)

sabato 7 luglio 2012

15 (alla mia nonna)

Ieri parlavo con la mamma di te. Mi ha chiesto perchè non scrivevo di te. 
Io non voglio scrivere di te, voglio scrivere a te.


Non con fiori su una lapide, non all'ombra dei cipressi. Io, no, non è così che voglio ricordarti.  Voglio ricordarti quando vivevimi amavi, mi sorridevi anche senza denti, mi riempivi di raccomandazioni. Quando mi riempivi di affetto
Io voglio ricordare la tua vita, non la tua morte. Voglio che la smettano di chiedermi di venirti a trovare, voglio che la smettano di pensare che visitare un camposanto serva a ricordarti. Voglio che la smettano di cercarti intorno a noi, voglio che ti cerchino dentro noiPerchè tu sei dentro il mio cuore... e ci sarai sempre, nonna.

e il nonno ha gli occhi tristi da quando non ci sei... tutti li abbiamo.

venerdì 6 luglio 2012

14 (lettera allo spettatore)


Sciogli la mia maschera di cera


(la foto è mia)
In equilibrio instabile.
Sul confine
tra sorriso e pianto
tra gioire e soffrire.
Una linea impercettibile
divide la mia esistenza
tra finzione e realtà 
tra menzogna e verità.
Oltre il margine
il vuoto più oscuro.
Soltanto un passo avanti
per andare a fondo
nell'inferno che nascondo.
Spingimi!
a porre fine 
a questa recita interpretata male
Spingimi!
a dire
che sono brava solo a simulare
E infine salvami!
è l'unica cosa che non sai fare.





giovedì 5 luglio 2012

13 (s-fiorire)


Un fiore nato nel cemento,

dove nessuno lo vuole.
Calpestato dall'indifferenza della gente
sopravvive
e cresce.
Un fiore ha trovato il suo spazio

dove nessuno vuole darglielo.
Come un fiore,
in questo mondo asfaltato
da crudeltà e noncuranza
io troverò una crepa
per sbocciare.
E come un fiore,
senza attenzioni
nè cure
appassirò.
Come un fiore incolto,
un fiore non accolto. 

12 (sedici passi in agonia)

Mi fermo dopo sedici passi
e non la vedo.
Eppure,
incatenata a me come un'ombra,
è la sagoma oscura che mi segue
dall'inizio di questa strada arida,
priva di scorciatoie per sfuggire all'agonia.
Sedici passi.
Sedici passi,
partendo dall'oscurità
rivolta verso lo splendore.

Desideriamo la luce nella nostra vita 
ma non siamo disposti ad accettare le ombre.



lunedì 2 luglio 2012

11 (festa delle Stelle Innamorate) ovvero postlunghissimochenonleggerànessuno

Sperare che i nostri desideri più grandi si avverino. Sperare, forse illudersi, ma non mollare. Non è forse per questo che viviamo? Ci svegliamo ogni giorno pieni di aspirazioni, pieni di ambizioni. Siamo sognatori, forse utopisti. Siamo umani. E gli umani sognano, non solo la notte. E che ci costa, allora, sognare ancor di più la Settima Notte del settimo mese

In questa notte in Giappone si usa scrivere un desiderio, o una poesia, in un foglio verticale, il tanzaku, da appendere a un ramoscello di bambùLa festa giapponese del Tanabata (che vuol dire appunto Settima notte) cade il 7 luglio di ogni anno, proprio quando le stelle Vega e Altair si incrociano nel cielo. Vega e Altair rappresenterebbero i due innamorati Orihime e Hikoboshi. Si racconta, infatti, che "Anticamente sulle sponde del Fiume Celeste (la Via Lattea) viveva il sovrano di tutti gli dei e imperatore del Cielo, Tentei, la cui figlia Orihime passava le giornate a tessere e cucire stoffe e vestiti regali per le divinità. Lavorava di giorno e di notte e senza avere mai un attimo di sosta maneggiava con rapidità e destrezza il suo fuso e realizzava abiti sempre più belli e splendidi per poter vestire tutte le divinità. Lavorava talmente tanto che non aveva neppure il tempo di pensare a sè stessa e ai propri interessi. Giunta all’età adulta però, il padre mosso da pietà, giacchè alla figlia non era mai stato concesso altro che lavorare il fuso, le scelse un marito: era un giovane mandriano, di nome Hikoboshi la cui attività consisteva nel far pascolare buoi e fare attraversare loro le sponde del Fiume Celeste. Era un grande lavoratore e anche lui non pensava ad altro che a svolgere il suo lavoro. Essendo matrimonio combinato, i due finirono per conoscersi solo il giorno delle nozze; poco male però perchè non appena i due si conobbero finirono per innamorarsi follemente l’uno dell’altro. Furono talmente presi dal profondo sentimento che provavano l’un per l’altro che dimenticarono completamente i loro doveri, il loro lavoro e gli altri Dei. La loro unica ragione di vita sembrava essere diventata l’amore e la passione. Così la mandria di buoi finì per essere abbandonata a sè stessa e agli dei cominciarono a mancare gli abiti fino ad ora confezionati da Orihime. A questo punto il sovrano degli dei non potè trattenere la rabbia e punì i due severamente: i due sposini che fino a quel momento erano diventati inseparabili, avrebbero dovuto vivere le loro vite separatamente. Per evitare che i due avrebbero potuto incontrarsi, rischiando così di abbandonare nuovamente i loro doveri, l’Imperatore del Cielo creò due sponde separate dal fiume Ama no Gawa (Via Lattea) e rendendolo anche impetuoso e privo di ponti fece si che i due non potessero mai più incontrarsi. Il risultato non fu però quello sperato: il pastore sognando e pensando sempre alla sua innamorata non accudiva ugualmente le bestie e neppure la dolce fanciulla, pensando continuamente al suo amore cuciva più i vestiti agli dei. Il sovrano allora, disperato e mosso da pietà e commozione, con il consenso anche degli altri dei altrettanto commossi, emise tale sentenza: “Se deciderete di ritornare ad occuparvi delle vostre attività come un tempo rispettando i vostri doveri, rimarrete divisi dalle sponde del Fiume Celeste per un anno intero, però vi sarà consentito di potervi incontrare una volta soltanto nella notte del settimo giorno del settimo mese dell’anno.” A queste parole, i due giovani innamorati, pensando all’idea di potersi incontrare di nuovo ripresero di buona lena a lavorare sodo con la speranza di potersi presto riabbracciare. Da quel momento in poi infatti, dopo un anno di lavoro e fatica i due ogni 7 luglio attraversano il Fiume Celeste e nel cielo stellato si incontrano."

Ed io sento proprio il bisogno di festeggiare questa festa. Sento il bisogno di vestirmi di speranza e buoni propositi. Il bisogno di non innamorarmi di qualcosa di irraggiungibile ma il bisogno di innamorarmi della vita. Sento il bisogno di sperare che ciò che desidero si avveri. E allora il 7 luglio scriverò anch'io il mio desiderio. 

10 (flusso di ricordi)



E' possibile dimenticare
le tue mani che scorrevano sulla mia schiena?
E' possibile dimenticare il significato
celato nei movimenti delle tue dita?

Hai marchiato la mia pelle

con il nostro amore.
Ma i nostri respiri 
non appannano più i vetri
annebbiando la luce della Luna,
e nelle nostre orecchie 
non riecheggia il suono della pioggia.
Non ci sono più le tue dita
e le tue mani mi rifiutano.
Ci sono solo io
a scrivere che ti amavo,
a scrivere che ti amo.
E' difficile sai,
rivivere un ricordo che fa male
ma ancora più difficile 
è non voler dimenticare.


domenica 1 luglio 2012

9 (svanire)

Mi consumi
come fossi una sigaretta.
Inspiri, espiri.
Ogni emissione di fiato
mi logora.
E tutto ciò che resta è una grigia foschia
e io sono destinata a divenire polvere.
Vorrei che tu sapessi cosa c'è in quel fumo
vorrei che tu sapessi che ci sono io
vorrei sapere cosa,
cosa te ne farai della mia cenere
che con un soffio di vento vola via?
E tu che non sai rispondere
mi getti a terra,
lasciandomi dissolvere nell'aria,
lasciandomi svanire.



8 (anima non degradabile)

Vorrei che le lacrime
figlie degli occhi
non si spingessero nel petto
sciogliendomi il cuore.
Vorrei un'anima non degradabile,

intoccabile.



7 (attesa)



Quanto sarò qui in attesa?
Saldata a ciò che non ho più.
Legata al passato
senza potermi muovere.
Il corpo paralizzato,
immobilizzata dalla paura.
Non mi muovo,
come in un film in pausa
vorrei il tasto rewind.
Mi rifiuto di lasciare tutto quello che c'è stato, 
rifiuto che il presente diventi passato,
diventi un ricordo, diventi il nulla.
E nego che quest'attesa mi fa male.
Quanto sarò qui in attesa?
Quanto sarò qui ad aspettare
di trovare la forza
per muovermi,
per andare avanti.
Per respingerti.



giovedì 28 giugno 2012

6 (imagine)

La città nel mio cranio è in rovina oramai.
Il fiume della tranquillità 
che divideva il quartiere della gioia da quello della spensieratezza
è ormai inquinato da preoccupazioni.
Qualche pescatore ci va ancora 
a tentare di catturare qualche attimo di pace.
Le fabbriche del sonno sono stata chiuse. 
I cittadini insonni vorrebbero correre nei magazzini dei sogni
ma, mi hanno detto, a breve chiuderanno anche quelli.
Gli addetti alla creazione dei sogni 
sono scappati nel piccolo negozio degli incubi, 
ormai diventato una vera industria.
I pali dei pensieri, un tempo usati per produrre energia positiva, 
sono come alberi senza chioma arrugginiti dai timori.
E' rimasto solo l'imponente parco dell'immaginazione.
Il vecchio guardiano lo protegge ancora.
Le chiavi le custodisce nella tasca della fantasia,  
per difenderle dalla distruzione.
Chissà per quanto manterrà la sua funzione.
Chissà che fine farà una mente senza immaginazione.



5 (l'urlo senza voce)


Sentite?

Vi raggiungono le mie grida?
Ascoltate il mio urlo senza voce.
Nel silenzio che c'è intorno a me rimbomba
muto.
Sentite?
Vi raggiungono le mie suppliche?
Ascoltate la mia richiesta di attenzione.
Nella stanza insonorizzata della mia testa rimbomba
quieta.
L'urlo senza voce, 
che non viene dalla gola ma dal cuore, 
è incessante
eppure è solo un debole eco nelle orecchie del mondo.


4 (bianco)

Bianco.
Una clinica psichiatrica.
Corridoi senza fine.
Un labirinto con troppe stanze da uno o più pazienti.
Sono tutti diversi. Hanno tutti problemi diversi.
I dottori hanno la cura. Aiutano i pazienti.
Ci provano, si impegnano.
Nulla. Si illudono ci sia una cura. 
I pazienti, tutti diversi ma tutti uguali a me.
I dottori, tutti diversi ma tutti uguali a me.
I pazienti hanno solo tanti problemi, come me.
I dottori cercano solo una soluzione, come me.
La mia testa è una clinica psichiatrica.
I dottori e i pazienti sono tutti vestiti di bianco.
Troppo simili per riconoscerli.
Tutti costretti a convivere nella mia mente.
Non c'è differenza tra loro.
Non c'è differenza tra loro e me.
Ci sarà una via d'uscita, per loro?
E' delicato essere dottore e paziente, allo stesso tempo.
Troppi pazienti ma poca pazienza.
Ci sarà una via d'uscita per me?

3 (mi piace...)

Mi piace il rumore di ogni respiro. Il silenzio di una strada deserta. Guardare il mare in tranquillità. Alzare il naso e vedere un cielo stellato. I colori dei fiori tra l'erba verde. Mi piace il verde dei prati e il profumo della pioggia in un prato. I profumi di primavera. Il rumore della pioggia. Le gocce che si rincorrono su un vetro gareggiando in una gara immaginaria. Le nuvole che creano immagini  nel cielo più blu. Il cielo riflesso nelle pozzanghere e immaginare che nascondano tunnel per altri mondi, magari migliori. Mi piacciono i corridoi al buio. Mi piacciono gli occhiali sporchi che se guardo la luce mi fan vedere pallini bianchi. Mi piace il Sole. Le bolle di sapone color arcobaleno. Il buio sotto le coperte quando non riesco ad addormentarmi. I sogni, quando riesco a ricordarli, ancora di più quando riesco a viverli. Le parole con tante A. Le canzoni, i quadri. I baci, gli abbracci, le carezze. I sorrisi e sorridere. Le mani e stringere le mani. Scrivere sulla pelle con le dita. Mi piacerebbe avere persone che mi ascoltano. Mi piacerebbe ricordare tutto ciò che mi piace. Mi piace pensare che queste cose siano interessanti. Mi piace pensare che se apprezzo le piccole cose prima o poi avrò la possibilità di godere delle grandi cose che la vita può offrire. Mi piace trovare la bellezza nelle più insignificanti cose che vedo. Perchè niente è insignificante, e mi piace.



mercoledì 27 giugno 2012

2 (vivere/morire)


Non sapere se si è realmente vivi.
Temere di essere morti. In fondo sperarlo.
Credere che la soluzione sia la mia morte concreta, 
subito dopo la mia morte interiore. 
Si può essere morti anche da vivi.
Respirare, pensare... e intanto morire.
Bruciati dentro da un fuoco invisibile.
Un'anima in decomposizione nascosta in un corpo immacolato.
Uno spirito deceduto che scorre nelle vene.
Cuore che batte per abitudine. 
Muscoli che fingono ci sia vita nel corpo, che vita non è. 
E' sopportazione.
Sopportare lo scorrere del sangue, il respirare, l'esistere
Il pensare. Senza provare nulla.
Così sono: morta per metà. 
Fuori vivente, dentro esanime
A cosa serve la circolazione del sangue se non c'è circolazione di sentimenti?



1 (correre/scappare)

C'è differenza tra correre e scappare.
Corro, io corro e cronometro il tempo. 
I secondi scorrono lenti sull'orologio. 
Sembrano infiniti. Infiniti minuti, ore infinite.
Il tempo non passa come scandito da un orologio rotto.
Le due lancette non si muovono quasi più.
E' tempo della vita, della mia non-vita.
Corro, corro da tempo. Non ricordo più nemmeno da quanto.
Corro da sempre per il bisogno di andar via.
Per la convinzione che un posto migliore c'è, per me.
Per un'illusione.
Sono ormai senza fiato. Senza speranza.
L'orologio è rotto, le lancette immobili.
Il tempo è fermo, finito.
Il mio cuore non batte, la mia testa è in panne.
L'ombra che mi segue è vicina, copre il sole che tanto adoro.
Il buio ha vinto, l'oscurità è vincitrice. 
Non c'è via d'uscita. Non c'è via di scampo.
Non ci sono sono illusioni, non ci sono speranze, non c'è tempo.
Chi mi seguiva?
Il mio riflesso. La mia immagine.
Mi vedo riflessa nel vuoto.
Sono io. Chi mi inseguiva ero io.
E c'è differenza tra correre e scappare.
E io non correvo.
E io scappavo.
Dove si può correre per fuggire da se stessi?
Da me non posso scappare, da me non mi posso salvare.
E il ticchettio dell'orologio riparte. Le lancette si muovono.
Le mie gambe non più. Sono ferme. 
Immobilizzate dal pensiero che sono in trappola,
nella gabbia della mia testa.